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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 36
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originale
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[36] Zeno autem, ut iam ad vestros, Balbe, veniam, naturalem legem divinam esse censet, eamque vim obtinere recta imperantem prohibentemque contraria. Quam legem quo modo efficiat animantem intellegere non possumus; deum autem animantem certe volumus esse, atque hic idem alio loco aethera deum dicit: si intellegi potest nihil sentiens deus, qui numquam nobis occurrit neque in precibus neque in optatis neque in votis. Aliis autem libris rationem quandam per omnium naturam rerum pertinentem vi divina esse adfectam putat. Idem astris hoc idem tribuit, tum annis mensibus annorumque mutationibus. Cum vero Hesiodi Theogoniam, id est originem deorum, interpretatur, tollit omnino usitatas perceptasque cognitiones deorum; neque enim Iovem neque Iunonem neque Vestam neque quemquam, qui ita appelletur, in deorum habet numero, sed rebus inanimis atque mutis per quandam significationem haec docet tributa nomina.
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traduzione
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36. Venendo ora a parlare della scuola del nostro Balbo vediamo che Zenone eleva a dignit? divina la legge
naturale cui assegna il compito di prescrivere ci? che ? giusto e di vietare ci? che al giusto si oppone. Come possa
per? fare di questa legge un'entit? vivente non si riesce proprio a comprenderlo dal momento che per noi la divinit? ?
fuori d'ogni dubbio un essere fornito di vita. Per di pi? in un altro passo questo medesimo autore denomina dio l'etere
(ammesso e non concesso che si possa concepire un dio che non abbia alcun rapporto sensibile col mondo esterno e che
non si faccia innanzi a noi al momento in cui gli rivolgiamo le nostre preghiere, gli esponiamo i nostri desideri,
formuliamo i nostri voti).
In altre opere ? del parere che un principio razionale, espressione della potenza divina, permei il mondo. Lo
stesso concetto egli applica agli astri, ai mesi, agli anni ed alle stagioni. Nel commentare la Teogonia (ossia l'origine degli d?i) di Esiodo toglie di mezzo tutte le usuali e tradizionali idee sulla divinit?. Non annovera fra gli d?i n? Giove,
n? Giunone, n? Vesta n? alcun'altra divinit? che abbia un nome qualsiasi, ma sostiene che questi nomi sono stati,
attribuiti con valore allegorico agli esseri muti e inanimati.
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